Ex imprenditrice cancella 200 mila euro di debiti grazie alla liquidazione controllata

Approvata la liquidazione controllata per una ex titolare di impresa individuale nostra cliente, che vedrà cancellato oltre l’87% dei propri debiti.

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Aprire un’impresa individuale o una partita IVA per molte persone significa concretizzare le proprie passioni e inclinazioni. A volte però non va tutto come ci augureremmo e a seguito di difficoltà economiche siamo costretti a chiudere l’impresa.

Ma cosa accade se si sono maturati debiti precedentemente? Questi purtroppo non si eliminano e si rischia di restare bloccati in una situazione sempre più logorante.

Molti non sanno che la via d’uscita dai debiti esiste ed è conseguente ad una delle procedure previste dalla legge sul sovraindebitamento, il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (CCII). Grazie a questa legge anche una nostra cliente di Trieste, ex imprenditrice, ha stralciato l’87% del suo debito di 215 mila euro ed ha potuto riacquistare la serenità perduta.

La situazione della nostra cliente Giada

Giada è una giovane donna, sposata e madre di due figli ancora studenti. Il marito è dipendente in una ditta di traslochi. Considerando che i figli sono già abbastanza grandi e autonomi, Giada desidera lavorare e contribuire alla gestione del bilancio famigliare. Decide così di dare spazio ad una sua passione giovanile e apre una propria impresa individuale per la gestione di un bar, non lontano dal centro storico di Trieste. 

Inizialmente i profitti sono discreti, ma con il passare del tempo la situazione cambia negativamente, soprattutto dopo la crisi economica del 2008, che ha ridotto il numero dei clienti del bar e ha provocato un aumento delle spese di gestione, tra cui anche l’affitto del locale.

I motivi del sovraindebitamento

Le spese dell’affitto del bar, le bollette, le tasse, i pagamenti ai fornitori si aggiungono alle tante spese che la nostra cliente Giada deve affrontare per le esigenze della famiglia e principalmente dei figli.

Con la speranza di riuscire a superare la situazione di difficoltà, Giada richiede un paio di finanziamenti che però non riesce a rimborsare interamente. Inoltre, diventa sempre più complessa la posizione debitoria verso l’Erario e l’INPS.
E’ a questo punto che, per non aggravare ulteriormente la condizione debitoria, Giada decide di chiudere l’attività.

Fortunatamente trova in poco tempo una nuova occupazione come dipendente di una cooperativa, ma la retribuzione mensile è contenuta ed è di circa € 800,00/900,00.
Questo non le consente certo di fronteggiare i molti debiti maturati nello svolgimento dell’attività d’impresa e che ammontano a circa 155.000 euro.
A questi si aggiunge l’importo di 59.450 euro come quota parte del mutuo fondiario, stipulato assieme al marito, per l’acquisto della casa coniugale.
Il rimborso del mutuo risulta comunque regolare, poiché al versamento delle rate aveva sempre provveduto il marito.

Negli ultimi tempi, la retribuzione di Giada era stata sottoposta a pignoramento del quinto dello stipendio. Questo ha ridotto ulteriormente la capacità reddituale della donna, la cui condizione di sovraindebitamento era ormai conclamata.
La legge sul sovraindebitamento è utile anche per bloccare azioni esecutive e pignoramenti dello stipendio. Infatti, una volta che si accedere a una delle procedure previste, vengono impedite queste azioni e si può riacquisire il proprio intero stipendio.

Come Ri.Analisi ha affrontato il sovraindebitamento di Giada

Quando Giada si è rivolta a noi di Ri.Analisi, il suo auspicio era quello di trovare una soluzione per i debiti, ma per lei era anche fondamentale salvaguardare la casa coniugale. Dopo aver attentamente studiato tutta la documentazione fornita ed esserci assicurati che il Tribunale di Trieste avrebbe approvato la procedura del Codice della crisi di impresa e dell’insolvenza (CCII), abbiamo individuato la soluzione seguente:

  • accesso alla procedura di liquidazione controllata con versamento di una quota della retribuzione pari ad € 100,00 al mese per 36 mensilità;
  • acquisto della quota dell’abitazione da parte del marito comproprietario.

La determinazione del prezzo della quota dell’immobile è stata individuata non sulla base del valore di mercato, bensì del valore reale del bene, considerato l’importo residuo del mutuo ipotecario. La quota è così stata stimata in soli 23.500 euro.
A ciò è stata aggiunta la quota pari alla metà di una vecchia automobile, il cui valore è stato individuato in 625 euro.

La sentenza di liquidazione controllata

A fronte di debiti per complessivi 215.000 euro, la sentenza di liquidazione controllata concessa a Giada le permetterà di mettere a disposizione dei creditori un importo di 27.725 euro

In sintesi, Giada pagherà solo il 12,89% dei debiti, mentre il restante 87,11% sarà cancellato al termine dei tre anni di durata della procedura liquidatoria, e la nostra cliente otterrà l’esdebitazione, ovvero la dichiarazione di inesigibilità dei crediti non soddisfatti.

Si allega sentenza dd. 17/02/2023 del Tribunale di Trieste.

Debiti dell’impresa individuale: come affrontiamo il problema

I debiti dell’impresa individuale, artigiana o del libero professionista non possono essere cancellati con la chiusura dell’attività, ricadono sulla persona fisica, con ripercussioni negative anche sulla famiglia.

Per gli obblighi e i debiti dell’impresa individuale, non risponde solo il capitale dell’azienda, ma anche l’imprenditore, persona fisica, con il proprio patrimonio personale.

La Legge sul sovraindebitamento è il solo strumento perché imprese individuali e liberi professionisti possano uscire legalmente dai troppi debiti, con queste due modalità:

Contattaci subito se ti trovi in una situazione simile a quella affrontata dalla nostra cliente Giada e guarda altri risultati che abbiamo ottenuto per casi simili al suo.

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DATA PUBBLICAZIONE:
23 Maggio 2023