La liquidazione dei beni come soluzione per liberarsi dai debiti
Il pignoramento immobiliare spesso si conclude con la vendita della casa all'asta per ripagare i debiti. Ma se questo non basta, cosa si può fare?
A moltissime persone accade di trovarsi in una crisi imprevista per varie ragioni: si perde il lavoro, la propria attività professionale entra in crisi o si affronta una grave malattia.
In questi casi, spesso non si riesce più a pagare il mutuo della propria casa, garantita dall’ipoteca sull’immobile stesso.
Iniziano ad accumularsi i debiti e il proprietario della casa, dove vive assieme alla famiglia, si vede arrivare la procedura esecutiva dalla banca, che sottopone ad esecuzione forzata l’abitazione.
La perdita della casa è quindi inevitabile. In queste situazioni, a fare la differenza è la scelta della strada più vantaggiosa per il debitore, scelta che può essere correttamente orientata soltanto grazie all’aiuto di professionisti preparati.
Cessione della casa: quando è necessaria per uscire dai debiti
Il pignoramento immobiliare è il punto di partenza che porta all’espropriazione forzata della casa. E sappiamo bene che una casa pignorata viene “svenduta”, più che venduta. Questo significa che il pignorato spesso non riesce a cancellare tutti i debiti.
Inoltre, dopo la vendita all’asta, il nuovo proprietario può chiedere l’intervento dell’ufficiale giudiziario e dei carabinieri per sgomberare l’immobile.
Cosa si può fare dunque?
Ci sono diverse soluzioni che dipendono dalla specifica situazione in cui ci si trova e per questo è necessario rivolgersi a professionisti competenti.
Cosa fare quando i beni pignorati non saldano il credito
Con il ricavato della vendita della casa o di altri immobili, vengono ripagati i debiti, ma se la somma non è sufficiente, il creditore può agire nei confronti di altri beni del debitore.
Accedendo alla liquidazione del patrimonio, prevista dalla Legge 3/2012, il debitore non può scegliere quali beni destinare alla soddisfazione dei creditori e quali mantenere nella propria disponibilità. All’esito della procedura esecutiva avente ad oggetto la casa, il creditore, che generalmente è la banca, viene ripagato nei limiti del prezzo ricavato dalla vendita. Se ci sono altri creditori, come di solito accade, anche questi vengono soddisfatti in base al loro grado di privilegi.
Come si può comprendere, vista la svalutazione del valore dell’immobile venduto all’asta, i crediti vengono soddisfatti solo parzialmente e il debitore viene assillato ulteriormente per la parte dei crediti non soddisfatti. Il soggetto, pur avendo perso l’abitazione, rimane comunque debitore, continuando a ricevere atti giudiziari e diffide. Nuove azioni esecutive, infatti, portano ad aggredire conto corrente, retribuzione o pensione.
In queste situazioni, in cui l’immobile è ormai compromesso, l’unica soluzione è affidarsi ad una società come Ri.Analisi, che coinvolge professionisti esperti nelle procedure disciplinate dalla Legge 3/2012.
Questa legge, detta anche “salva suicidi”, permette di ottenere i migliori benefici in questo tipo di situazioni.
Come ottenere la cancellazione dei debiti residui
Solo attraverso la liquidazione del patrimonio, compresa la casa, il debitore potrà beneficiare degli effetti previsti dalla legge 3/2012, cioè la normativa sulla composizione della crisi da sovraindebitamento, e quindi ottenere l’esdebitazione, che è di fatto la cancellazione dei debiti residui.
La richiesta di esdebitazione può essere fatta dal debitore dopo quattro anni dall’apertura della liquidazione.
A quel punto la liquidazione viene chiusa e il debitore può cancellare i debiti che non hanno trovato soddisfazione a seguito dell'accesso alla procedura.
Ciò significa che una volta ottenuta l’esdebitazione, se questa viene concessa, il debitore non riceverà più atti giudiziari o diffide, né dovrà temere il pignoramento del conto corrente o dello stipendio.
I benefici della procedura di liquidazione del patrimonio sono evidenti rispetto alle conseguenze della procedura esecutiva immobiliare. In quest'ultima infatti, dopo aver perso la casa o altri immobili, se restano ulteriori debiti non vengono eliminati. Con la liquidazione, invece, dopo 4 anni vengono eliminati i debiti residui.
Alcuni esempi di come abbiamo aiutato i nostri clienti in recenti procedure
Diversi Tribunali hanno ammesso alla procedura liquidatoria soggetti proprietari di immobili, che, trovandosi in una condizione debitoria non più sostenibile, hanno deciso di affidarsi a Ri.Analisi per accedere alla procedura disciplinata dagli artt. 14 ter e ss. Legge 3/2012.
Due coniugi di Milano risolvono i propri problemi di debiti
Una parte rilevante del debito maturato nel tempo da una famiglia residente a Milano, deriva dalle residue rate di mutuo fondiario, stipulato per acquistare la casa in cui abitano.
Il marito si è trovato privo di occupazione e non riuscendo a pagare puntualmente le rate del mutuo, la moglie ha ricevuto notifica di esecuzione immobiliare da parte della banca.
La ricorrente decide quindi di vendere l'immobile e propone alla banca un'offerta per l’acquisto da parte di acquirenti interessati.
Il giudice, valutata la documentazione, autorizza il liquidatore a subentrare nelle procedure esecutive pendenti. Inoltre stabilisce che vengano bloccate le cessioni del quinto sul reddito da lavoro dipendente della donna, e apre la procedura di liquidazione, specificando che vengano riconosciute le spese per il fabbisogno mensile della famiglia, al momento di 869 euro, ma da riconsiderare una volta stipulato il contratto di affitto che i coniugi pagheranno dopo aver trovato la nuova abitazione.
Ex imprenditrice si vede riconosciuta l'apertura della liquidazione
Un’ex-imprenditrice residente nella provincia di Pordenone, si è trovata in una grave crisi debitoria in conseguenza della chiusura della propria impresa individuale.
Il giudice, riconoscendo lo stato di sovraindebitamento e l'assenza di atti in frode ai creditori, ha aperto la procedura di liquidazione dei beni della debitrice, disponendo la consegna al Liquidatore di tutti i beni facenti parte del patrimonio della donna e precisando che, “sino alla chiusura del procedimento di liquidazione, non possono, sotto pena di nullità, essere iniziate o proseguite azioni cautelari o esecutive né acquistati diritti di prelazione sul patrimonio oggetto di liquidazione da parte dei creditori aventi titolo o causa anteriore al deposito del presente decreto”.
La donna ha dovuto cedere i propri beni, ma come conseguenza, alla conclusione della procedura, sarà libera da debiti residui e potrà ripartire senza più pensieri. Questo non sarebbe possibile senza l'avvio della liquidazione e senza la Legge 3/2012.
Debitore con oltre 257mila euro di debiti, accede alla liquidazione del patrimonio
Un dipendente in Provincia di Udine si è trovato in una grave crisi da sovraindebitamento, avendo accumulato debiti per oltre 257mila euro.
Non è proprietario di beni mobili di valore, ma soltanto di un modesto appartamento valutato 68mila euro.
Lo stipendio come dipendente è di circa 1.500 euro mensili, quindi decisamente insufficiente a ripagare i debiti.
Tenendo conto delle sue indicazioni in merito alle spese correnti, il giudice apre la liquidazione, che autorizza il blocco della cessione del quinto pattuita con uno dei creditori, e stabilisce che la quota del reddito da riservare al suo mantenimento è di 1.000 euro mensili.
L’eccedenza di 500€ sarà destinata alla soddisfazione dei creditori.
Questa somma dovrà essere rivista in futuro, considerata la necessità di reperire un altro alloggio, quando verrà liquidato l'appartamento dove l’uomo vive attualmente.
RI.Blog
10 Giugno 2021