Recupero crediti contro i debitori: come difendersi
Approfondiamo quali sono le tecniche più utilizzate da alcune realtà che si occupano di recupero crediti in modo scorretto e quali sono invece i nostri reali doveri e diritti in caso di mancato pagamento dei debiti
È ormai una pratica diffusa fra alcune società di recupero crediti scorrette, minacciare i clienti in ritardo con i pagamenti. Azioni che in alcuni casi arrivano al limite del lecito, passando dalle bugie a comportamenti assimilabili alla truffa.
Ovviamente l’attività di recupero crediti è legittima e la maggior parte delle società o dei professionisti che se ne occupano lo fanno correttamente. Purtroppo però si stanno diffondendo sempre più i casi in cui alcuni soggetti, per guadagnare le provvigioni che vengono assegnate su ogni singolo recupero, si comportano in maniera scorretta, minacciando il debitore o inventando informazioni per spaventarlo.
Cerchiamo di scoprire insieme in cosa consistono queste azioni e soprattutto come difendersi dagli abusi di posizione di questi soggetti.
Sovraindebitamento: quando non riesci più a pagare
Va premesso che i motivi per i quali ci possiamo trovare in situazione di difficoltà economica sono diversi: la perdita del lavoro, una malattia, degli imprevisti nella vita familiare, o altro ancora.
A causa di questi problemi, ci troviamo di fatto in una situazione di sovraindebitamento e nonostante tutto è impossibile onorare i nostri impegni. È giusto però sapere quanto i rischi di questa situazione siano reali, o quanto invece la società di recupero crediti sta manipolando le informazioni per spaventarci e indurci a pagare.
Di seguito vi riportiamo alcune delle tecniche utilizzate dagli operatori non corretti e facciamo chiarezza sulle reali informazioni da conoscere.
Il rischio del carcere per il debitore insolvente
Se vi contatta una società di recupero crediti e vi dice che se non pagate rischiate il carcere, sta mentendo.
Non pagare i propri debiti è un illecito di natura civile, non è un illecito penale e quindi non è un reato (salvo particolari ipotesi es. truffa, evasione fiscale sopra una determinata soglia …).
Al limite potete essere chiamati avanti al Tribunale in sede civile per il pagamento coattivo del credito, anche mediante una esecuzione forzata (pignoramento) dei beni di Vs. proprietà.
La minaccia di confisca dei beni
In certi casi l’agente di recupero crediti scorretto spaventa il debitore dicendogli che se non paga subito un esattore gli confischerà i beni mobili o l’auto. La minaccia è fasulla poiché in Italia non esistono gli esattori privati. Solo l’ufficiale giudiziario può procedere con il pignoramento o il sequestro dei beni se a ciò autorizzato dal Tribunale o se il creditore è “titolato”.
Infatti, condizione necessaria per poter agire esecutivamente sui beni del debito è essere in possesso o aver ottenuto un titolo esecutivo: assegni e cambiali (con protesto) sono qualificati ex lege come titoli esecutivi; diversamente titoli esecutivi giudiziali sono, principalmente, i decreti ingiuntivi e le sentenze.
Munito del titolo esecutivo il creditore dovrà notificarlo al debitore, prima o unitamente all’atto di precetto e solo decorsi 10 giorni potrà agire mediante pignoramento dei beni (mobiliare, immobiliare o presso terzi)
Il finto decreto ingiuntivo
Capita a volte che venga inviato al debitore un finto decreto ingiuntivo. In pratica si tratta di un sollecito di pagamento che ricorda un atto del Tribunale, ma in realtà è un testo inviato al debitore per spaventarlo e convincerlo a pagare.
Per capire che si tratta di un atto fasullo basta osservare che non arriva al cliente tramite notifica di atto giudiziario, ma con raccomandata, posta ordinaria o è lasciato a mano nella cassetta delle lettere.
In diversi casi viene inserito in una busta verde simile a quella degli atti giudiziari, in modo da confondere più facilmente e all’interno si trova un fac simile, compilato con i dati del cliente.
Manca però il timbro di deposito in Tribunale e sono presenti i recapiti dell’agenzia di recupero crediti per il pagamento.
Si tratta chiaramente di un comportamento illegittimo che va segnalato al Garante della privacy ed in alcuni casi, ove possa configurarsi un reato, alla Procura della Repubblica.
Il saldo e stralcio senza ricevuta
Accettare pagamenti parziali per chiudere l’intera posizione debitoria (il cosiddetto saldo e stralcio) è certamente un’opzione utile e positiva.
Ma anche in questo campo i raggiri sono sempre in agguato. Capita infatti che la società di recupero crediti scorretta, facendo leva sulla buona fede del debitore, si faccia pagare una somma a titolo di saldo e stralcio.
Dopo aver incassato non rilascia però alcuna ricevuta e la cifra versata viene imputata a una riduzione solo parziale del debito.
In seguito si presenta però una nuova agenzia di recupero crediti chiedendo la differenza.
Si tratta di un raggiro, ma in assenza di un documento che testimoni la nostra buona fede e il raggiungimento dell’accordo, è quasi impossibile dimostrare le proprie ragioni, e quindi dovremmo pagare il restante debito.
Prima di chiudere un saldo a stralcio, chiedete quindi sempre un documento scritto su carta intestata della società finanziaria.
La casa all’asta
La minaccia che la vostra casa verrà messa all’asta se non pagate i debiti è una variante rispetto a quella di presunto pignoramento di beni mobili, ovvero della pensione o dello stipendio. Viene utilizzata spesso con le persone anziane.
Tuttavia i tempi e i costi (come spese da anticipare che poi saranno imputate al debitore) per giungere ad una soddisfazione del proprio credito spesso scoraggiano il creditori. In ogni caso se siete proprietari di un immobile è meglio porre molta attenzione perché esso ben potrebbe essere oggetto di azioni giudiziarie da parte del creditore ed utilizzato, mediante la sua vendita, per il rientro del credito vantato.
La segnalazione come cattivi pagatori
Se vi chiama un recupero crediti, molto probabilmente siete già segnalati come cattivi pagatori.Infatti chi aderisce alle banche dati, segnala automaticamente i mancati pagamenti quando superano un certo numero di mensilità. Fare leva sul termine “cattivo pagatore” è un modo per metterci in difficoltà dal punto di vista psicologico.Le conseguenze reali dell’iscrizione a queste banche dati non sono altro che l’impossibilità di ottenere nuovi crediti. Capita a volte che le segnalazioni come cattivo pagatore siano fatte in maniera illegittima ed in questi casi devono essere cancellate. Se non sapete come fare, è meglio farsi assistere da un professionista specializzato, così come negli altri casi.
La chiamata al datore di lavoro e ai parenti
Fra le opzioni più sgradevoli dal punto di vista personale, c’è la minaccia di informare il datore di lavoro o i vostri parenti della situazione di insolvenza. Anche in questo caso si tratta solo di azioni fraudolente che devono essere denunciate.La posizione del debitore in difficoltà è infatti tutelata dalla Legge sulla privacy ed è vietato mettere a conoscenza terzi dei suoi problemi. Se un agente di recupero crediti procedesse in tal senso, sarebbe passibile di segnalazione avanti le competenti Autorità. L’unico soggetto che la società di recupero crediti può contattare è il debitore o un eventuale garante o fideiussore.
Lo stalking nelle azioni di recupero crediti
Insistere per esigere il pagamento di un debito è comprensibile, ma se l’azione diventa intollerabile può addirittura sconfinare nello stalking. Chiamate continue, in orari assurdi, effettuate da soggetti diversi o anche da call center con modi al limite della maleducazione, fino ad arrivare agli agenti che si presentano ripetutamente sulla porta di casa con messaggi più o meno minacciosi, sono casi reali e purtroppo non rari. Quando si supera il limite è bene diffidare la società o l’agente di recupero crediti dal proseguire con queste attività, indicando anche che si informerà il Garante sulla privacy per tutelarsi da queste azioni ed eventualmente la Procura.
Oltre a quelle che abbiamo descritto, ci sono diverse altre situazioni in cui le società o gli agenti di recupero crediti scorretti operano dei soprusi nei confronti dei clienti che non pagano.
Come uscire dal sovraindebitamento
In generale bisogna sapere che per uscire dalle situazioni di sovraindebitamento, anche di grossa portata, ci sono strumenti come la Legge 3/2012 che possono aiutare concretamente ed in modo legale.
L’importante è affidarsi non a consulenti improvvisati, ma a professionisti esperti come quelli che Ri.Analisi mette a vostra disposizione.
Se siete in difficoltà, contattateci per una consulenza
RI.Blog
16 Luglio 2019