Chi risponde dei debiti di una società in liquidazione?
La forma giuridica di una società determina la responsabilità dei soci in caso di fallimento e definisce a chi spetta pagare i debiti contratti.
Quando parliamo di responsabilità di una società è necessario specificare la sua forma giuridica. Infatti sono molto diverse le conseguenze nella liquidazione di una società di capitali o di una società di persone.
Nelle società di capitali (come Srl o Spa) i soci risponderanno esclusivamente con il patrimonio della società stessa. I creditori quindi non potranno aggredire i beni personali dei soci, che sono appunto a “responsabilità limitata”.
Nelle società di persone (ad esempio Snc, Sas, società semplici) sono i soci ad essere “illimitatamente responsabili” dei debiti dell’impresa. Rispondono con il proprio patrimonio personale, compresa la propria casa, l’auto, il conto corrente.
Non servirà chiudere la società e i debiti ricadranno anche sugli eredi.
La società chiusa, viene eliminata dal registro imprese, ma in caso di debiti non estinti al momento della chiusura, i creditori potranno rivalersi sui beni personali dei soci.
I debiti della società di persone: due procedure per uscirne
Le procedure per liberare dai debiti i soci di una società di persone sono due e sono previste dalla ex-Legge 3/2012, ora aggiornata dal nuovo Codice della Crisi d'Impresa e dell'Insolvenza (CCII).
Le società di persone, come le ditte individuali, le imprese artigiane o i liberi professionisti, per liberarsi dai debiti contratti dalla propria società possono ricorrere al Concordato minore o alla Liquidazione controllata.
Queste due procedure erano già presenti nella precedente Legge 3/2012, nota come Legge sul sovraindebitamento e ora sono state aggiornate.
Queste due soluzioni si applicano in situazioni distinte e con risultati diversi.
1. Concordato minore
Si tratta nella pratica di un “accordo con il creditore” e prevede una valutazione positiva del 50% dei creditori. L’imprenditore, in questo caso, propone ai suoi creditori un diverso rientro del debito, anche parziale, con lo scopo di permettere all’azienda di sopravvivere e non chiudere.
La procedura è complessa e richiede la consulenza di un professionista in grado di valutare convenienza e parametri necessari per tale accordo. Puoi contattarci ora.
2. La Liquidazione controllata
Si tratta di una procedura che generalmente prevede la chiusura della società, con la messa a disposizione dei beni aziendali e personali del debitore e quindi dei soci, illimitatamente responsabili.
Anche in questo caso è importante avere l’aiuto di un esperto di procedure di sovraindebitamento con cui ci si può liberare da ogni altro debito residuo.
La liquidazione senza patrimonio immobiliare
La liquidazione controllata può essere applicata anche in assenza di beni immobili? Sì, non è necessario che ci siano beni immobili per averne accesso.
Abbiamo approfondito più volte procedure di liquidazione che sono state aperte pur in assenza di beni immobili. Simili procedure hanno trovato anche recentemente conferma positiva in diversi Tribunali italiani.
E’ una tesi da noi sostenuta da sempre. Infatti, se leggiamo nel dettaglio gli art. 14 ter e ss. della ex-Legge 3/2012, l’assenza di beni immobili non è di ostacolo alla procedura liquidatoria.
Di seguito presentiamo nel dettaglio tre diversi decreti, emessi a conclusione di procedure seguite dai professionisti di Ri.analisi.
Liquidazione di un ex imprenditore di Trieste, utilizzando una parte del reddito
Il Tribunale di Trieste ha ammesso il nostro cliente alla liquidazione del patrimonio, nonostante l’unico bene a disposizione dei creditori fosse una parte della retribuzione.
All'inizio del 2000 un ex imprenditore avvia la propria impresa specializzata nella realizzazione di spot pubblicitari e filmati. Dopo diversi riconoscimenti, anche su riviste specialistiche a diffusione nazionale, la crisi economica e alcune scelte imprenditoriali non fortunate, determinano il crollo del fatturato.
Iniziano ad accumularsi debiti verso l’Erario, l’INPS e verso alcuni Enti locali.
L’imprenditore, dopo la chiusura della ditta individuale, risponde dei debiti con il proprio patrimonio personale e non riesce a risarcire i creditori nemmeno con la nuova occupazione come dipendente, perché la retribuzione è contenuta e gli sforzi personali non permettono una soluzione definitiva.
La risposta positiva si presenta con l’accesso alla procedura di liquidazione del patrimonio.
Il Tribunale di Trieste ha accolto la richiesta del debitore di far rientrare nella procedura soltanto una parte dei redditi futuri, mentre ha lasciato nella sua disponibilità una parte del reddito e una piccola somma sul conto corrente.
Ex titolare di impresa commerciale a Biella accede alla liquidazione, anche se privo di beni immobili.
Anche il Tribunale di Biella ha ritenuto meritevole di accedere alla procedura di liquidazione un imprenditore sovraindebitato e privo di immobili.
Il nostro cliente, dopo aver avviato un’attività di vendita di mobili, ha cominciato a registrare una crisi irreversibile dopo il 2000, anche a causa di scelte avventate che avevano determinato un importante investimento.
Il debitore, ancora giovane, ha rischiato di trascinarsi per tutta la vita le conseguenze negative dell’attività d’impresa conclusasi negativamente.
I debiti verso l’Erario, l’INPS, verso numerosi fornitori e alcune finanziarie sono ingenti.
L’ex imprenditore riesce a trovare una nuova occupazione, ma la retribuzione mensile è sufficiente solo per il proprio sostentamento.
La minaccia di possibili azioni esecutive, come il pignoramento dello stipendio, rendono insostenibile la situazione.
Grazie all’apertura della procedura liquidatoria, il debitore ha riacquistato la giusta serenità. Ai creditori, infatti, verrà corrisposta solo la parte di stipendio eccedente il fabbisogno personale.
Il Tribunale di Biella ha anche lasciato nella disponibilità del debitore l’autovettura, in quanto mezzo necessario per raggiungere il luogo di lavoro.
Ex artigiano nel settore arredo a Udine beneficia della liquidazione, pur non avendo proprietà immobiliari.
Il Tribunale di Udine conferma l’orientamento già adottato in precedenti pronunce e riconosce il diritto della persona sovraindebitata a beneficiare della procedura di liquidazione del patrimonio anche in mancanza di proprietà immobiliari.
Un ex imprenditore artigiano nel settore dell’arredo, fino al 2008 svolgeva la propria attività con buone entrate.
A seguito della crisi mondiale successiva al 2008, la produzione si riduce drasticamente. Calano le commesse e di conseguenza il fatturato e questo rende impossibile fronteggiare le scadenze fiscali. Iniziano i primi pesanti debiti, principalmente verso l’Erario e verso l’INPS.
Non riuscendo più a sostenere la condizione di grave crisi finanziaria, l’impresa chiude, ma trattandosi di ditta individuale, i debiti rimangono in capo al titolare.
La nuova occupazione come operaio garantisce una retribuzione modesta, non sufficiente a sanare l’elevata posizione debitoria.
La soluzione arriva anche in questo caso dall’accesso alla procedura di liquidazione del patrimonio, che, senza proprietà immobiliari, ma solo con una parte della retribuzione mensile, ha garantito all’ex imprenditore quanto necessario al proprio sostentamento.
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31 Luglio 2022
9 Marzo 2021