Sovraindebitamento Udine: ex imprenditore risana un debito di 600 mila euro

Architetto cinquantenne di Udine ha risolto i suoi problemi di debiti grazie alla Legge sul sovraindebitamento.

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I debiti sono molto spesso causati da difficoltà improvvise e imprevedibili.
Per tanti imprenditori i primi problemi sono nati dopo la crisi economica del 2008 e sono rapidamente peggiorati negli anni.

E’ quello che è accaduto anche a Luca, nostro cliente di Udine, che negli anni ha maturato un debito di quasi 600 mila euro nel tentativo di salvare la propria attività imprenditoriale.

Il contesto: prestiti e finanziamenti con Banche e Finanziarie

Luca ha conseguito con ottimi risultati una laurea in architettura. Al termine degli studi, ha iniziato a lavorare come libero professionista presso un rinomato studio di architettura, acquisendo importanti esperienze sia nel settore delle costruzioni civili che in quello dell’arredo di interni.

Nel 2001 Luca decide di mettersi in proprio: apre un suo studio di architettura e un’impresa individuale in grado di fornire prodotti e servizi per la realizzazione di fabbricati in architettura ecosostenibile, intuendo che la bioedilizia avrebbe trainato il settore delle costruzioni negli anni a venire. Si trattava di una visione lungimirante e corretta stante la svolta “verde” che ha caratterizzato e sta caratterizzando sempre di più tutti i settori. Grazie a questa sua nuova attività, Luca era in grado di offrire alla clientela un “pacchetto completo”, comprendente la progettazione, la costruzione o la ristrutturazione, e la fornitura dell’arredamento interno realizzato con materiali naturali ed ecosostenibili.

L’attività era piuttosto articolata e aveva assunto diverse maestranze: parte dei dipendenti era addetto alla vendita per il settore arredamento, altri si occupavano dell’amministrazione e un dipendente seguiva la parte di agenzia, ovvero l’attività di individuazione della clientela e sponsorizzazione dei servizi.

Come spesso capita quando si avvia ex novo un’attività d’impresa, Luca ha dovuto ricorrere ad un finanziamento bancario, non disponendo di risorse proprie. Con il passare del tempo, per poter disporre di liquidità senza dover subordinare il pagamento dei fornitori all’incasso da parte dei clienti, ha continuato ad avvalersi dei prestiti, soprattutto fidi del conto corrente, anticipi di fatture e modesti finanziamenti chirografari.

Le cause del sovraindebitamento di Luca

Sino al 2008, l’attività d’impresa e quella libero-professionale procedevano regolarmente con risultati soddisfacenti: i finanziamenti bancari venivano rimborsati alle scadenze concordate, i dipendenti ed i fornitori venivano pagati regolarmente, le imposte all’Erario ed i contributi all’INPS erano versati con puntualità.

Tutto cambia con la crisi economica che nel 2008 ha colpito il settore dell’edilizia: da un fatturato di circa 60.000 euro al mese, Luca si è trovato ad incassare pressappoco 2.000 euro in due mesi. Non disponendo di risorse finanziarie proprie, la drastica riduzione delle entrate ha determinato l’incapacità di rimborsare i prestiti bancari

I dipendenti sono stati pagati faticosamente con le poche entrate e progressivamente licenziati. Luca, infatti, non voleva assolutamente che la crisi che aveva colpito la sua attività ricadesse anche sulle famiglie delle persone che avevano lavorato con lui.

La crisi ha inevitabilmente coinvolto anche l’attività di architetto, negativamente influenzata dall’incapacità dell’impresa edile di rimborsare i finanziamenti bancari, con conseguente blocco dei conti correnti e revoca dei fidi.

I debiti accumulati vanno azzerati per poter ripartire

Come spesso accade, chi si impegna in un progetto imprenditoriale non getta la spugna alla prima difficoltà, ma cerca di trovare una via d’uscita per non perdere il bagaglio di esperienze e conoscenze acquisite. Così ha fatto anche Luca che, con la speranza di riprendere proficuamente l’attività d’impresa e l’esercizio della libera professione, ha costituito una società di capitali, operante nel medesimo settore della bioedilizia. 

Purtroppo questo nuovo progetto non è mai decollato e non ha mai superato le soglie oltre le quali si può accedere al fallimento. 

Restavano solo gli ingenti debiti maturati con la precedente attività d’impresa conclusa negativamente e con quella libero professionale che ha avuto la medesima sorte. Luca si è così trovato con un ammontare di debiti molto elevato, pari quasi a 600.000 euro

Questa somma era costituita in gran parte da debiti verso l’Erario per mancato pagamento di IRPEF, IVA, IRAP e verso InarCassa per omesso versamento di contributi previdenziali: queste posizioni raggiungevano complessivamente 265.000 euro e costituivano la parte più cospicua del sovraindebitamento. Si aggiungevano poi 130.000 euro per debiti verso le banche e 200.000 euro verso vari fornitori.

Come risolvere i debiti con l’Erario e i privati

Dopo il fallimento delle esperienze imprenditoriali, Luca ha cambiato completamente lavoro, dedicandosi all’insegnamento presso una scuola privata. 

Il suo reddito però è esiguo, supera di poco quanto serve per il suo sostentamento e non consente certo di trovare una soluzione alla rilevante posizione debitoria. Luca ha quindi trovato la sicurezza di un reddito per poter soddisfare le esigenze primarie senza creare nuovi debiti, ma ha mantenuto l’ansia, l’incertezza, la preoccupazione connessa all’elevato ammontare dei debiti.

Rendendosi conto di non potercela fare da solo, Luca finalmente si è rivolto a noi di Ri.Analisi e con la consulenza dei nostri professionisti ha trovato la soluzione più adeguata alla sua condizione ricorrendo proprio alla Legge 3/2012, che al termine della procedura permette di annullare ogni debito residuo sia con l’Erario, sia con Banche o Finanziarie.

La Legge 3/2012 può essere la soluzione anche per debiti superiori a 500.000 euro

Luca si trovava in una evidente condizione di sovraindebitamento, disponendo di un reddito e di un patrimonio assolutamente insufficienti a fronteggiare i debiti. Ma quando un soggetto è titolare di impresa, come nel suo caso, i debiti superiori a 500.000 euro potrebbero essere di ostacolo all’accesso alla Legge 3/2012. Questa infatti, all’art. 7, comma 2, prevede che soltanto i soggetti non fallibili possano accedere alle procedure di composizione della crisi da sovraindebitamento.

In altre parole i soggetti fallibili non possono beneficiare della legge sul sovraindebitamento.
E chi sono i soggetti fallibili? Sono in pratica gli imprenditori o le imprese che esercitano un’attività commerciale (come Srl o Spa). 

I soggetti fallibili fanno riferimento alla c.d. Legge Fallimentare, che all’art. 1 prescrive che un soggetto, quando svolge attività commerciale, venga dichiarato fallito in presenza dei seguenti requisiti, nei tre esercizi antecedenti la data di deposito dell’istanza di fallimento:

  1. aver conseguito un attivo patrimoniale di ammontare complessivo annuo superiore ad euro 300.000
  2. aver realizzato ricavi lordi per un ammontare complessivo annuo superiore ad euro 200.000
  3. avere un ammontare di debiti anche non scaduti superiore ad euro 500.000

Come già evidenziato l’ultima società avviata da Luca non ha mai raggiunto queste soglie, tranne che per i debiti precedentemente maturati di oltre 500.000 euro.

La sua posizione debitoria ha richiesto quindi una valutazione molto attenta da parte dei professionisti di Ri.Analisi e solo grazie alla loro esperienza e preparazione adeguata, Luca ha trovato la soluzione giuridicamente corretta, essendo fondamentale rispettare i requisiti di Legge per il buon esito della procedura.

La soluzione individuata da Ri.Analisi per il sovraindebitamento di Luca

Innanzitutto è stata chiusa l’impresa di Luca, quindi si è atteso il decorso di un anno prima di ricorrere alla Legge 3/2012 come soggetto non fallibile. Infatti, l’art. 10 della Legge Fallimentare stabilisce che “Gli imprenditori individuali e collettivi possono essere dichiarati falliti entro un anno dalla cancellazione dal registro delle imprese, se l'insolvenza si è manifestata anteriormente alla medesima o entro l'anno successivo”. 

Una volta esclusa la possibilità per Luca di essere dichiarato fallito, è stata chiesta l’ammissione alla procedura di liquidazione del patrimonio ex-Legge 3/2012, che il Tribunale di Udine ha concesso, sussistendo tutti i requisiti di Legge, compresa la non fallibilità.

L’impresa non fallibile può beneficiare della liquidazione e ha consentito a Luca di accedere alla procedura. Ciò significa che verranno messi a disposizione dei creditori sia i beni che appartengono al debitore al momento in cui viene depositato il ricorso in Tribunale, sia i beni che entreranno nella disponibilità di costui nell’arco dei quattro anni in cui la procedura rimarrà aperta. Il tutto considerando sempre che al soggetto sovraindebitato deve essere garantito un dignitoso sostentamento.

Alla procedura di liquidazione possono accedere anche i piccoli imprenditori “sotto soglia”, in base all’art. 1 R.D. 267/1942, quindi anche Luca, riconosciuto come soggetto non fallibile.

Al termine della procedura, quindi dopo 4 anni, che diventeranno 3 anni con l’entrata in vigore del nuovo Codice della Crisi d’Impresa, Luca potrà anche richiedere l’esdebitazione, ovvero la cancellazione di tutti i debiti residui e potrà finalmente togliersi ogni ansia e preoccupazione legata ai debiti di un passato ormai alle spalle. 

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Qui sotto pubblichiamo il Decreto dd. 14/07/2021 del Tribunale di Udine.

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DATA PUBBLICAZIONE:
15 Marzo 2022